Il percorso della prova digitale nelle attività di Digital Forensics, una review
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.1825-1927/21507Parole chiave:
Digital Forensics, Mobile Forensics, Chain of Custody, Digital EvidenceAbstract
L’informatica forense è la disciplina che si occupa dell’identificazione, acquisizione, analisi e conservazione di prove digitali, contribuendo all’accertamento di fatti in ambito giuridico. Originariamente nata come supporto alle indagini penali, si è progressivamente estesa anche ai procedimenti civili, amministrativi e tributari, a seguito della crescente digitalizzazione della società. La delicatezza della prova informatica, caratterizzata da volatilità e rischio di alterazione, impone metodologie rigorose per garantirne integrità, autenticità e ammissibilità nel processo. L’ordinamento italiano ha introdotto la disciplina dell’informatica forense con la legge n. 547/1993, per poi adeguarsi agli standard internazionali con la ratifica della Convenzione di Budapest del 2001 (legge n. 48/2008), che ha delineato le linee guida per la gestione delle prove digitali e la catena di custodia. Nonostante l’assenza di normative operative univoche in Italia, la comunità scientifica adotta protocolli ispirati a standard internazionali come la RFC3227. Un ruolo centrale nelle indagini è ricoperto dai dispositivi mobili, in particolare gli smartphone, che costituiscono veri e propri archivi digitali di dati personali e comunicazioni. L’analisi forense di tali dispositivi presenta sfide legate alla varietà di hardware, software e sistemi operativi, nonché alla sicurezza e alla cifratura dei dati. L’evoluzione dell’intelligenza artificiale e della data science sta fornendo nuove opportunità di analisi e investigazione, ma le minacce informatiche sempre più sofisticate complicano il lavoro degli esperti forensi. Nel contesto attuale delle indagini digitali, emergono criticità che riguardano non solo gli aspetti tecnici, ma anche la trasparenza e l’accessibilità delle operazioni, soprattutto nelle fasi di acquisizione e conservazione della prova. Il coinvolgimento marginale dello specialista forense solleva dubbi sull’equilibrio tra esigenze investigative e garanzie epistemologiche.
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